Tribuna Poetica: La pioggia nel pineto,Gabriele d'Annunzio

Day 2,170, 15:06 Published in Italy Greece by Teo DX


Buona sera cari lettori,come prima poesia a cui dedicare la nostra rubrica abbiamo pensato a "La pioggia nel pineto" di Gabriele d'Annunzio.Essa è una lirica composta fra luglio e agosto 1902 dal Vate nella celebre Villa La Versiliana dove abitava immerso nel verde della pineta della Villa a Marina di Pietrasanta in Toscana.
La poesia è composta da 128 versi divisi in quattro strofe di 32 versi ciascuna.
I versi sono totalmente liberi, ossia non rispettano un preordinato numero di sillabe, tuttavia è stato notato che ricorrono spesso i ritmi ternario (tre sillabe), il senario (sei sillabe) e il novenario (nove sillabe). I versi sono anche sciolti, perché non seguono uno schema metrico fisso di rime, anche se esse sono presenti, nelle loro diverse tipologie.


La pioggia nel pineto

Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.

Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell'aria secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immensi
noi siam nello spirito
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.

Ascolta, Ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta: ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.

Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
( e il verde vigor rude
ci allaccia i melleoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani

ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.


COMMENTO

La poesia inizia con una constatazione che è anche un imperativo: Taci. Il silenzio è fondamentale per ascoltare la voce della natura, una voce particolare, che si rinnova di giorno in giorno, proprio grazie all'elemento acquifero, quella pioggia che cade sul pineto come una benedizione. E' così che piove su tutte le piante, da quelle con le foglie inaridite a quelle profumatissime e rigogliose: l'acqua cade anche sui due innamorati, figli e parte della natura che li circonda. La ricchezza di enjambement dà l'idea della dimensione verticale della pioggia in discesa, del goccia su goccia che irrora l'ambiente di nuova vita. La ripetizione del verbo piove è quasi sacrale: una funzione sacerdotale pagana della pioggia che dipinge l'intera flora del pineto, un'insieme di piante poetiche, usate da classici italiani (tamerice, ginestra) e latini, piante che suonano, come strumenti ben accordati.

L'altro verbo rivolto all'amata è ascolta. Sospensione e attenzione, comunicazione soprattutto. Ascoltare è il segreto per comunicare, sia quando si tratta di persone, sia quando si tratta di dialogare con la natura. L'attenzione è sulle piccole cose, sull'ambiente più prossimo: non il mare, ma la pioggia che filtra tra le fronde dei pini. La rana, animale acquatico, canta da un chi sa dove molto vicino quella pioggia che scende sulla donna amata: anche la bella amante è ormai tutt'uno con la natura, quasi uscisse da una scorza, una corteccia. E il confine tra natura e uomo si assottiglia: persino gli alveoli dei denti sembrano mandorle. Il silenzio ha dato i suoi frutti, quel silenzio richiesto a chi della voce ha fatto la sua vita: Ermione è infatti Eleonora Duse, attrice che portò in scena molti drammi di D'Annunzio. Ma essa stessa, la bella Ermione, non ha più nulla di umano: è una parte della natura bagnata dalla pioggia.

Allora ben venga la pioggia nel pineto, sonante allitterazione di pi pi, fin dal titolo, ben vengano quelle gocce sonanti sulle favole d'amore, illusioni, queste ultime, che hanno bisogno di essere innaffiate, per continuare rimanere aulenti, profumate, e rinascere, di nuovo fresche, come foglie rinverdite da piogge benedette.


Il Direttore
TeoDX